Il Casotto delle Cialme sopra Ceresole Reale
2299 m slm| Raggiungiamo il “Casotto delle Cialme”, uno dei uno dei tanti edifici in quota utilizzati dal Servizio di Sorveglianza del Parco del Gran Paradiso.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è il Parco Nazionale più vecchio d’Italia. E’ stato istituito il 3 dicembre 1922 e si colloca al confine tra la Valle d’Aosta e il Piemonte. La sua fondazione è legata alla salvaguardia dello stambecco alpino, animale simbolo del Parco.
Verso la fine del 1800 infatti, dopo anni e anni di caccia indiscriminata, si contavano meno di 100 esemplari sul massiccio del Gran Paradiso, lo stambecco rischiava quindi la totale estinzione. Grazie alla creazione del Parco è riuscito a sopravvivere ed è da qui che è stato reintrodotto all’interno dell’intero arco alpino.
Gli stambecchi presenti oggi sulle Alpi infatti sono tutti originari del ceppo del Gran Paradiso. Oggi lo stambecco abita gli ambienti rocciosi e le praterie d’alta quota. È un animale grosso e molto pesante ma con una grande muscolatura che lo rende agile e velocissimo.
Con questo articolo voglio quindi svelarvi alcune curiosità su di lui e portarvi alla scoperta di questo bellissimo esemplare, per vederlo da vicino e capire ancora meglio il suo mondo. Grazie ad Andrea di attimi_in_natura, un grande amico oltre che un bravissimo fotografo, ho avuto l’opportunità di avvicinarmi ai branchi che abitano le praterie più alte del Parco del Gran Paradiso e fotografarli nel loro ambiente naturale, dove sono indisturbati dall’uomo e quindi più tranquilli e sereni.
Ecco quindi le 10 curiosità sullo stambecco che ho scoperto durante questa mia fantastica giornata da fotografa.
Le femmine ed i loro cuccioli vivono in branchi separati dai maschi che formano invece branchi distinti. Insieme a loro vivono anche le femmine senza cucciolo e i giovani maschi fino ai due anni di età.
I maschi si ricongiungono con le femmine durante il periodo riproduttivo (dicembre – gennaio) compiendo anche lunghi spostamenti. Solo i maschi di rango più elevato riusciranno a conquistare la femmina. I maschi definiscono una gerarchia interna ai branchi molto precisa anche attraverso scontri con le corna. In questo combattimenti lo stambecco utilizza comportamenti ben ritualizzati che hanno il significato di veri e propri messaggi in codice.
I cuccioli di stambecco, in genere uno per parto, nascono alla fine della primavera, dopo circa sei mesi di gestazione. Sono subito in grado di stare in piedi e già a tre mesi sono in grado di seguire la madre sulle pareti rocciose. Le corna spuntano presto e generalmente il loro pelo è di colore beige-rossiccio, più chiaro delle femmine adulte. I capretti crescono molto lentamente e raggiungono le dimensioni di un adulto solamente intorno ai 9-10 anni.
I maschi adulti hanno un peso che oscilla dai 100 kg in autunno ai 65-75 kg in primavera. La femmina invece, più piccolina, ha un peso tra i 45 e i 65 kg. Entrambi hanno possenti corna che nel maschio possono raggiungere anche la lunghezza di 1 metro. Nelle femmine le corna, oltre ad essere più fini, sono anche più corte e hanno all’incirca una lunghezza di 25-30 cm.
Queste continuano a crescere per tutta la vita dell’animale, ma lo sviluppo si concentra nei primi 5 anni. Per stimare l’età dei maschi si possono contare i nodi: si sviluppano generalmente due nodi all’anno, ad eccezione del primo anno di vita. Le corna d’inverno non crescono, riprendono con l’arrivo della primavera, quando aumentano anche le risorse di cibo.
Gli stambecchi sono erbivori ruminanti e possono arrivare a mangiare fino a 15 kg di erba in un solo giorno. La loro alimentazione è composta da erba fresca nella stagione estiva, mentre si nutrono di arbusti, germogli, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni. In compenso non bevono molto, spesso si accontentano della rugiada.
Gli stambecchi, soprattutto in primavera e in estate, sentono il bisogno di cibarsi di sale, questo perché la loro dieta è povera di sodio. Dal sale traggono sali minerali che contribuiscono alla corretta crescita delle corna e potassio che li aiuta ad eliminare i liquidi.
Sono quindi alla ricerca costante di sale che trovano leccando le rocce ed improvvisandosi bravissimi equilibristi pur di raggiungerlo e cibarsene. Non è infatti raro vederli sulle dighe idroelettriche a leccare il salnitro, un’efflorescenza che si forma nel calcestruzzo, oppure sulle strade dove leccano il sale che è stato disseminato per limitare il ghiaccio durante l’inverno.
Le femmine vivono a quote più elevate rispetto ai maschi, questo per tenere i cuccioli al sicuro da potenziali predatori. Risiedono quindi vicino alle parete rocciose dove possono velocemente rifugiarsi in caso di pericolo.
Ogni anno, verso aprile/maggio, i prati del fondovalle si popolano di gruppi di maschi di stambecco che scendono per alimentarsi nei primi verdi pascoli della stagione. E’ questo quindi il periodo in cui è più facile incontrarli. Successivamente, con l’avvicinarsi dell’estate e lo scioglimento delle nevi, gli stambecchi si spostano a quote maggiori e sono quindi meno facili da avvistare. Solitamente, nel periodo estivo li si incontra a quote più elevate, fra i 2.300 ed i 3.200 metri di altitudine, mentre in inverno tendono a scendere fra i 1.600 e i 2.800 metri.
Sulla neve gli stambecchi sono impacciati, sia a causa della conformazione dello zoccolo, sia per il loro peso che li fa sprofondare con facilità. Sono invece degli eccezionali arrampicatori, capaci di scalare pareti rocciose inaccessibili ad altri animali. Grazie alla pianta del piede morbida che fa presa sulla pietra e agli zoccoli, larghi e duri, possono balzare da una roccia all’altra e correre sui pendii a una velocità anche fino ai 70 km all’ora.
Il pelo delle femmine è di colore castano chiaro mentre quello dei maschi è di colore bruno d’estate mentre più scuro d’inverno, questo per mimetizzarsi facilmente sulle rocce. Sempre durante l’inverno, per meglio proteggersi dal freddo, sviluppano una fitta lanugine che perdono poi in primavera. Se ne sbarazzano grattandosi contro le rocce e i tronchi, infatti non è raro trovare dei ciuffi di pelo intrecciati sugli arbusti. La muta crea loro anche un tremendo prurito che cercano di alleviare grattandosi con le corna.
L’età media di uno stambecco è di 14 – 18 anni. Le principali cause di morte sono le slavine, gli inverni rigidi con scarsità di cibo, le epidemie e l’aquila reale che costituisce un pericolo soprattutto per i piccoli.
Essendo un eccezionale arrampicatore riesce a difendersi egregiamente dai potenziali predatori naturali come il lupo e la lince, che sono invece incapaci di ricorrerlo sulle pareti più verticali. Davanti al pericolo infatti lo stambecco non fugge lontano ma si rifugia sulle pareti rocciose, dove si sente al sicuro. Strategia che ha giocato a suo sfavore quando invece ha incontrato l’uomo cacciatore.
Se si spaventano o si allarmano i maschi emettono un fischio; le femmine e i piccoli, invece, belano più o meno come le capre. Non si tratta in realtà di un vero e proprio fischio ma di un suono prodotto dal passaggio dell’aria espirata attraverso il naso, mantenendo la bocca chiusa.
Gli stambecchi non sono animali diffidenti nei confronti dell’uomo, anzi è tutto sommato facile avvicinarsi a loro. Proprio per questo bisogna prestare molta attenzione a come ci comportiamo quando siamo in loro presenza perché alcuni atteggiamenti che a noi sembrano innocui possono spaventarli o recare loro dei danni. Per esempio, non bisogna offrirgli del cibo o cercare di interagire, più entriamo in contatto con loro e più sono soggetti a malattie e pericoli, anche futuri, abituandosi alla presenza dell’uomo, perdendo così l’istinto e la capacità di procurarsi il cibo da soli. Posizioniamoci alla giusta distanza, fotografiamoli ma osserviamoli in silenzio.
Sono tante le specie animali che, per fortuna, popolano ancora le nostre montagne. Un patrimonio prezioso che va salvaguardato adottando i giusti comportamenti.
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Se ti stai preparando per la tua prima escursione in montagna ti lascio qualche consiglio per partire preparato.
Spero che anche tu possa trovare nella montagna una grande Maestra di vita!
A presto.
2299 m slm| Raggiungiamo il “Casotto delle Cialme”, uno dei uno dei tanti edifici in quota utilizzati dal Servizio di Sorveglianza del Parco del Gran Paradiso.
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19 risposte
È molto interessante quello che dici sugli stambecchi è proprio il re delle Alpi,io li ho fotografati tempo fa nel tarvisiano eppoi io la penso così “chi ama la natura rispetta gli altri e se stesso”, purtroppo ho solo la mail e wattsap per comunicare volevo inviarti le foto dei cervi e dei camosci abito vicino al parco di Abruzzo, ciao Pietro cavalosci
Ma che articolo interessante!
Non sapevo assolutamente nulla degli stambecchi! Tutta colpa di Quark che ha sempre dedicato documentari alla savana e mai alle Alpi, così so tutto di leoni e elefanti e niente degli stambecchi! Ho letto l’articolo con estremo interesse. Sapevo soltanto che sono straordinari arrampicatori, ora ne so decisamente di più!
Sai che non conoscevo tutte queste cose sugli stambecchi?! Ne ho visto solo uno in un’occasione e inizialmente pensavo fosse un miraggio visto che stavo camminando da non so quante ore! Mi piacerebbe vedere i loro piccoli, dalle tue foto sembrano tenerissimi!
Si, sono davvero teneri. Avvicinarsi alle mamme con i piccoli ti fa capire quanto sia fragile e vulnerabile il loro mondo. Infatti bisogna “avvicinarsi” rispettando i loro spazi…che vengono sicuramente prima di una fotografia!
Vorrei visitare fin da piccola il Parco del Grande Paradiso proprio per ammirare gli stambecchi. Non conoscevo quasi nessuna di queste curiosità, soprattutto quella del sale!
È un posto che ti consiglio e quella degli stambecchi è un’esperienza davvero unica!
Ogni volta che vedo un video con gli stambecchi in equilibrio sulle pareti rocciose ho paura che cadano giù! Che impressione. E che meraviglia la natura. Quella degli stambecchi che vanno a cercare il sale, poi, mica la sapevo!
Gia, la natura è in grado di riservarci sempre tantissime sorprese.
Ho avuto modo di osservare alcuni stambecchi in natura a Ceresole Reale durante un’escursione universitaria incentrata proprio su stambecchi e camosci ma così bene non li ho mai visti! Devi assolutamente dirmi come hai organizzato che voglio anche io scattare delle belle foto come le tue! Per il resto ricordo un seminario proprio sugli stambecchi dove ci hanno davvero spiegato tutto su di loro: interessantissimo ma la prossima volta devono pensare di farlo in un altro momento della giornata e non alle 22:30 dopo una giornata di scarpinate!
Abbiamo organizzato con un amico fotografo che ci ha accompagnati lungo i sentieri del Parco Naturale del Gran Paradis. Ci ha dato alcune dritte per scattare al meglio e anche diverse info utili su come avvicinarci allo stambecco senza invadere il suo habitat. È stata un’esperienza davvero bella che auguro anche a te di poter fare un giorno! A presto!
Adoro gli animali e quando vado in montagna aguzzo sempre la vista per avvistarne qualcuno. Sei stata fortunata ad avere l’opportunità di avvicinarti a questi stupendi stambecchi! Gran parte delle curiosità che hai scritto non le conoscevo, quella che mi ha stupito di più è che i piccoli ci mettano quasi dicei anni per raggiungere la stazza di un adulto!
Gli animali mi piacciono talmente tanto che mi sono emozionata leggendo il tuo post! Complimenti per le bellissime foto, dev’essere stato un sogno incontrare e immortalare questi stambecchi. Ho un’amica che come te vive nel Canavese e mi ha promesso che non appena rientro in Italia in pianta stabile mi accompagna nel Gran Paradiso *_*
Grazie, sono felice ti sia piaciuto il mio racconto. Vederli da vicino, soprattutto i cuccioli di stambecco, è stata una grandissima emozione. Fammi sapere allora quando vieni che organizziamo un’uscita. Il Gran Paradiso è un posto magico!
Leggo sempre con molto piacere quando si parla di animali e del loro habitat. Ho visto qualche stambecco, moltissimi anni fa, durante una vacanza al Gran Paradiso. Avevo letto di qualche particolarità sulla vita e le abitudini di questo splendido animale. Spero che il tuo articolo si un incentivo al rispetto e alla salvaguardia di questi meravigliosi animali. Spesso sottovalutiamo quanto sia delicata e fragile il loro habitat, imponendoci con arroganza nei loro spazi.
Lo spero tanto anche io! Sono animali forti ma allo stesso tempo fragili di fronte all’uomo. Poterli vedere da vicino è stata una grande emozione.
Quante curiosità interessanti! Ne conoscevo solo un paio perché l’estate scorsa ho partecipato a una gita in canoa lungo il fiume Tirino, in Abruzzo, e la guida (esperta di flora e fauna) ci ha dato qualche curiosità sugli animali della montagna.
Non sapevo, per esempio, che un nemico dei piccoli fosse l’aquila reale 🙁
Comunque il Parco del Gran Paradiso deve essere spettacolare! Conosco poco le regioni della Valle d’Aosta e del Piemonte, ma spero di visitarle presto. Amo la montagna, soprattutto in estate, e sono certa che mi innamorerò di questi luoghi.
Ne sono certa anche io! Il Gran Paradiso te lo consiglio perchè ha dei paesaggi davvero fantastici. Se organizzi una gita da questa parti non dimenticarti di contattarmi così ti lascio qualche dritta 🙂 a presto!
Ma che articolo interessante! Nonostante mi definisca una montanara molte delle curiosità di cui hai parlato non le conoscevo… Li guarderò con occhi nuovi la prossima volta che il mio cammino incrocia il loro <3
Grazie. Mi fa piacere aver trasmesso interesse e passione verso questo bellisismo esemplare!